giovedì 31 marzo 2011

Nan Madol parte 5



Ma allora cosa c'è a Nan Madol? O meglio cosa c'era?
La battaglia dell'establishment accademico che cerca di affermare l'impossbilità  di un contatto fra la vita terrestre e quella extraterrestre, è  una battaglia persa. Esiste infatti tutta una serie di indizi che suggeriscono come la Terra sia già stata visitata, in passato, da forme di vita aliene. Per cui, invece di blaterare, adducendo l'infallibilità della scienza umana, sulla impossibilità di un tale evento, si farebbe meglio a provare a spiegare, per fare un esempio, quale civiltà umana possa aver edificato il basamento del tempio di Baalbek, in Libano, squadrando e posando  blocchi di roccia enormi(e lo vedremo prossimamente), che neppure con tutta la moderna sofisticata tecnologia noi saremmo in grado di fare. Forse non era così lontano dal vero  Erich von Däniken quando sosteneva che non solo gli extraterrestri siano già stati qui varie volte ma anche che i loro discendenti siamo proprio noi. Magari non  la loro discendenza diretta, ma il frutto di una selezione e di una ibridazione da parete di piccoli gruppi di alieni, giunti sulla Terra in lontane epoche storiche o, meglio, preistoriche.
Nan Madol, dunque era un avamposto? Non lo sappiamo e formulare questa domanda ci porta a sorridere silenziosamente. 
Cosa era allora?


Oggigiorno non sappiamo se vi era qualche cosa di vero nelle teorie del colonnello Churchward; se cioè, Nan Madol fosse una delle tante vestigia del mitico continente scomparso di Mu, terra madre delle civiltà umane. Queloo che è certo è che il mistero di questo gigantesco complesso megalitico proteso tra la montagna e il mare, nel quale in parte si inabissa; e abbandonato, chissà in qualche epoca, in una maniera tanto repentina quanto definitiva, in questo ricorda molto la fabbrica dei Moai dell’Isola di Pasqua, pardon Rapa Nui. Altri siti archeologici anomali - come il "muro" di Bimini nelle Bahamas, per esempio; o come il complesso sommerso di Yonaguni che abbiamo già analizzato, scoperto solo alla fine degli anni Novanta del Novecento (che alcuni archeologi datano fra il 4.000 e l'8000 a. C., rivoluzionando tutte le nostre certezze), sembrano indicare una diversa distribuzione delle terre emerse in epoche dimenticate e, probabilmente la presenza di misteriose civiltà delle quali non sappiamo quasi nulla. Noi possiamo fare soltanto una cosa, continuare a indagare senza paraocchi e senza pregiudizi; senza quindi scartare a priori nessuna possibilità come fa l’establishment culturale in ossequio alle certezze "ufficiali" degli storici e degli archeologi.

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