domenica 27 marzo 2011

Bendanti: Terremoto a Roma 11 maggio 2011!



Bendandi genio o ciarlatano?
Cosa accadrà l’11 maggio 2011 a Roma?

Chi ha conosciuto Raffaele Bendandi negli ultimi anni della sua vita, lo ricorda come un vecchietto asciutto, vivace, con uno sguardo penetrante nel quale affiorava una luce sottilmente ironica. La sua passione più vera fu l'astronomia e questa disciplina gli permise di elaborare originali teorie sismologiche ed astrofisiche destinate a dargli una fama che, travalicando i confini della sua terra, lo rese noto al mondo intero.
Nella sua vita Bendandi dovette subire l'ostracismo, anzi una vera e propria censura e persecuzione da parte dell'establishment scientifico italiano dagli anni Trenta in poi. Se da una parte autorità nella materia come il celeberrimo Padre Alfani ammirarono e difesero la sua opera, dall'altra vi furono sismologi (come il prof. Agamennone) che richiesero l'intervento delle autorità e, sotto la dittatura fascista, Bendandi venne formalmente diffidato in prefettura dal pubblicare le sue ricerche e le sue previsioni.
Tuttavia la precisione delle previsioni bendandiane è sorprendente ed è talmente esatta da giustificare ricerche serie e rigorose sul fondamento delle sue teorie.
Raffaele Bendandi nato a Faenza il 1893 e morto, sempre a Faenza, in circostanze misteriose nel 1979, sosteneva di poter prevedere i terremoti. Oggi, l’8 marzo 2011 decine di siti hanno pubblicato la notizia secondo cui Bendandi avrebbe previsto due disastrosi terremoti a Roma, uno l’11 maggio 2011 e uno, ancora più distruttivo, il 5-6 aprile 2012. Ma come possiamo essere sicuri che tutto ciò si verificherà? Bendandi era davvero in grado di prevedere i movimenti tellurici? Nei suoi documenti ci sono le profezie su due terremoti romani del 2011 e del 2012?
Siamo di fronte a una sorta di genio nato il 17 ottobre 1893, figlio di un'umile famiglia, che frequentò le scuole elementari, un corso di disegno tecnico e fu apprendista da un orologiaio. Come il famoso scrittore americano H.P. Lovecraft a soli 10 anni era già esperto di astronomia e geofisica, e si era fabbricato da solo alcuni strumenti tecnologici. Bendandi per guadagnarsi da vivere scolpiva il legno. Si iscrisse a una scuola per diventare intagliatore di candelabri e di statue sacre e durante la Prima Guerra Mondiale fu meccanico in una squadriglia di idrovolanti.
Raffaele Bendandi sosteneva l’origine cosmica dei terremoti. Per analizzare le sue teorie partiamo da un video d’epoca, trasmesso in un telegiornale, in cui Bendandi, affermava: “L’origine dei terremoti secondo la mia teoria è prettamente cosmica. Secondo dati da me raccolti e controllati il sisma avviene quando nel giro mensile di una rivoluzione lunare l’azione del nostro satellite va a sommarsi a quella degli altri pianeti”. L’intervistatore domanda incuriosito: “Quindi sarebbero prevedibili i terremoti?” E Bendandi risponde in maniera precisa e chiarissima “Prevedibili esattamente”.  Bendandi spiega che, così come il mare si muove assecondando l’attrazione esercitata dalla Luna, lo stesso avviene anche per la crosta terrestre. La Luna, il Sole e gli altri pianeti del sistema solare provocherebbero per Bendandi rigonfiamenti della superficie terrestre e, quando le loro forze si sommano, scatenerebbero i movimenti tellurici. Se in questo modo è possibile individuare una data precisa, quello che rimane difficile capire è come poter individuare il luogo esatto ove questi terremoti si verificherebbero.
Nel 1920 Bendandi elaborò la teoria “sismogenica”, successivamente la sviluppò lavorando in una sorta di mini laboratorio posto in una profonda grotta dell'Appennino toscoromagnolo. Lo scienziato trasse ispirazione per la sua teoria dalle passeggiate fatte lungo la battigia, mentre era di guardia durante il servizio militare: nel 1919 ritenne che la crosta terrestre, così come le maree, è soggetta agli effetti di attrazione gravitazionale della Luna. La sua ipotesi per la previsione dei terremoti, non riconosciuta dalla comunità scientifica, anche perché egli non ne volle mai fornire un'esposizione formale, è basata sull'idea che la Luna, gli altri pianeti del sistema solare e lo stesso Sole siano la causa dei movimenti della crosta terrestre, che effettivamente si deforma e pulsa con tempi e ritmi dipendenti dalla posizione dei corpi celesti all'interno del sistema solare. Nei suoi studi Bendandi sfruttò anche una profonda grotta nella vallata del Rio Senio dell'Appennino tosco-romagnolo per avere la conferma dell'influsso planetario attraverso un inclinometro. Per rispondere alla domanda iniziale possiamo soltanto dire che in occasione del terremoto della Marsica del 13 gennaio 1915, si accorse che il 27 ottobre dell'anno precedente aveva lasciato un appunto in cui prevedeva che si sarebbe verificato. All’epoca Bendandi aveva solo 22 anni. Il 23 novembre 1923 davanti al notaio di Faenza decise di far registrare una profezia: “il 2 gennaio 1924 si verificherà un terremoto nelle Marche”. Ma sbagliò. Di soli due giorni. Il Corriere della Sera gli dedicò comunque la prima pagina, chiamandolo “colui che prevede i terremoti” e la sua fama mondiale ebbe inizio. Riportiamo qui di seguito l’intero articolo di Alvi Geminello:
BENDANDI, L' UOMO CHE ANTICIPAVA I TERREMOTI
Degli italiani potrebbe dirsi, e con molta ragione, ogni male e forse anche qualche bene, ma quanto sorprende chiunque è la maniera testarda e il genio nell' essere strani di alcuni tra loro. Come fu il Raffaele Bendandi, ottantenne volentieri incazzoso, fronte pur alta ma divisa da una papalina che gli proteggeva la calvizie dal freddo, macchie di unto ataviche sui pantalonazzi, mai in cravatta, per le mani cartigli di conti a sei cifre scritti fin nel minimo angolo di carta, e gli occhi celesti che tagliavano l' aria da sopra gli occhiali in scivolo perenne sul nasone. Era interpellato dalla Rai Tv a ogni terremoto, nel camice grigio da tipografo tutto striato dal nerofumo del cilindro sismografico, sempre affaccendato. Bendandi era un autodidatta faentino e scontroso, ma nei comunicati prevedeva il dove e il quando di universi terremoti planetari; e ci prendeva molto. Almeno quanto bastava per ricordarsi, ad ogni sommovimento, che lui l' aveva detto e andarci in pellegrinaggio proprio come nel Medioevo da un santo medievale. Anche perché il percome delle sue previsioni lui non lo spiegava mai. Eppure gli pareva elementare: la cagione dei terremoti non sia da cercarsi sotto ma sopra la terra: nelle forze di attrazione dei pianeti e del sole. Le simpatie dei corpi del sistema solare e il loro attrarre più o meno la terra nei suoi luoghi fragili o instabili spiegavano tutto. Anche la dolcezza burbera e solitaria, che commoveva il cuore, di chi non s' era fatta una famiglia e però si sentiva respirato dal Sole e dai pianeti con tenero amore. Il nostro Bendandi era nato il 17 ottobre del 1893, figlio di contadini poveri e perciò studente fino alla sesta elementare, e però dodicenne tanto geniale da costruirsi un suo telescopio. Quindi apprendista da un orologiaio, che tuttavia, per gelosia di mestiere, gli faceva fare solo il fattorino. Eppure il piccolo Raffaele imparò ad avere le dita così morbide da accomodare tutto e di notte guardava le stelle, calcolava, testardamente si persuadeva: i terremoti erano attrazioni planetarie. Licenziato s' iscrisse alla Scuola d' Arte e divenne intagliatore di candelabri e statue sacre per le chiese dell' Emilia. Dopo il terremoto di Messina si costruì anche un sismografo; e per pendolo, invece del piombo che non poteva permettersi, usò un busto di creta di Seneca impiccandolo. Ai Faentini parve matto anche se non da bendare, soprattutto quando iniziò a voler leggere tutti i giornali che costavano cinque centesimi l' uno. Gli servivano per le notizie di terremoti. Venne la Grande Guerra; si ritrovò meccanico in una squadriglia aerea. Ma poteva preoccuparsi di guerre, per quanto grandi, chi come lui s' era già meravigliato stimando avvenuta nel 10431 prima di Cristo la sommersione tellurica del continente di Atlantide? E aveva previsto inoltre un' altra fine del mondo, certissima, per la primavera del 2521. Uno così poteva badare solo ai terremoti d' influsso planetario. Ed iniziò coi suoi rudi ma efficienti apparati a far concorrenza ai sismologhi ufficiali, diramando pure comunicati «Ieri i miei strumenti alle 20.36 hanno segnalato scosse con epicentro 123 chilometri ad est di Tahiti». La stessa notizia arrivava poco dopo confermata dagli osservatori tedeschi e giapponesi. E lo stravagante ci prendeva anche, di molto prima. Al punto che se ne incuriosì il direttore Albertini, che mandò a intervistarlo un inviato. Era Otello Cavara, ufficiale aviatore con Bendandi, che, il 22 novembre 1923, davanti al notaio Savini di Faenza dichiarò che il 2 gennaio si sarebbe verificato un fenomeno sismico nelle Marche. Fu così che il 4 gennaio in terza pagina del Corriere della Sera uscì l' articolo: «L' uomo che prevede i terremoti». Tal Agamennone capo dell' osservatorio sismico di Roma aveva già ammesso il nostro nella società sismologica italiana. Ma dopo quell' articolo la scienza accademica non poté che detestarlo, ferita nella vanità da un autodidatta. Bendandi se ne incollerì, e soffrì che una sismologa di anca nervosa non lo volesse più per fidanzato. Se ne offese: smise di andare nella capitale. Nemmeno i preti gliela rimediarono. Il cardinal Maffi dell' osservatorio di Pisa non lo ricevette. «Ma domani sarete voi a chiamarmi» ... puntuale arrivò una scossa di terremoto, il giorno dopo nel Pisano. Più pratici gli americani e il libero mercato: nel 1925 Thomas Morgan della United Press stipulò regolare contratto in cambio della sua collaborazione. E Bendandi poté smettere il mestiere d' artigiano con cui aveva campato fino ad allora. Nel 1927 Mussolini lo fece nominare cavaliere dell' Ordine della Corona d' Italia, ma era innervosito dalle previsioni e gli intimò di non darne notizia. Passarono i decenni; ma che erano per chi bada alle stelle? Con Gronchi arrivò pure il titolo di Cavaliere della Repubblica e lettere grate di governanti da quasi ogni nazione della terra. Ma a lui premevano più i fogli protocollo dov' erano i tracciati e i conti di ventimila terremoti. Reticente Bendandi non badò troppo neppure al suo sindaco comunista che giudicatolo scienziato proletario gli fece intestare un milione e mezzo di lire per le ricerche. Era ottantaseienne nella modesta casa laboratorio di Via Manara 17 a Faenza a trafficare col suo rullo, quando sentì quella volta tremargli il cranio. Cadde muto; tra tavolo e stufa della camera da letto ai primi di novembre dell' anno 1979, italianissimo e grande perché «Il sito figurò colui del polo e a tutti i pianeti il luogo diede: poi rispose che quel ch' avea temuto, come predetto fu, gli era avvenuto» (Canto XLIII, Ottava 117, Orlando Furioso).
Pagina 37 (5 novembre 2004) - Corriere della Sera

Raffaele Bendandi era un autodidatta a tutto campo, le sue ricerche spaziavano dall’astronomia, alla geofisica, dalla magnetica agli studi cosmici e atmosferici, e anche della radioattività atmosferica in relazione a scopi atomici. Costruì modelli innovativi di sismografo, riuscendo a venderli in tutto il mondo. Nel 1927 fu nominato da Benito Mussolini Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia, ma successivamente gli fu proibito di pubblicare ulteriori previsioni sui terremoti in Italia, pena l’esilio. Ma riuscì ad aggirare il divieto, scrivendo i suoi articoli per i giornali americani.
Siamo nel 1931 quando Bendandi consegna all'Accademia Pontificia i risultati delle sue ricerche sul ciclo di 11 anni del Sole. In seguito pubblica a proprie spese “Un principio fondamentale dell’Universo” e nel 1959 afferma di avere scoperto un nuovo pianeta all'interno del sistema solare tra Mercurio e il Sole, dandogli il nome della sua città natale, Faenza. Poi nel 1972 l'astronomo americano Wood e nel 1976 l’inglese Smith portarono avanti le sue ricerche sulla previsione dei terremoti, e ne migliorarono l'analisi e i risultati. Avvicinandosi ai nostri giorni scopriamo che aveva previsto anche il terremoto del Friuli del 1976, aveva anche avvisato le autorità che però non gli diedero ascolto. Raffaele Bendandi fu trovato morto, in circostanze misteriose, il 3 novembre 1979 nella sua casa-osservatorio in via Manara 17 a Faenza. Il sismologo non ha mai rivelato il suo metodo di previsione, tuttavia non ha mancato di ricordare che il principio su cui basò le sue scoperte fu quello delle maree e più volte ha sottolineato il fatto che il terremoto è un fenomeno che coinvolge l'intero globo. Secondo lo studioso, fu questa mancata visione globale del fenomeno, la principale difficoltà che impedì ad altri di riuscire nelle previsioni. Il motivo per cui non rivelò il metodo di previsione era dovuto alla difficoltà di Bendandi di individuare le località degli eventi.

LE TEORIE ATLANTIDEE
Attraverso le sue ricerche tentò di spiegare la catastrofe che potrebbe aver provocato la scomparsa di Atlantide. Egli sostenne che le forze gravitazionali planetarie, sommandosi, avrebbero provocato uno spostamento del polo geografico, con conseguente spostamento del rigonfiamento equatoriale e allagamento di alcune regioni del globo. Bendandi determinò nel 10431 a.C. l'anno in cui si sarebbe verificato questo cataclisma( Epoca, anno II, n.58, del 17 novembre 1951.) Un secondo cataclisma di minori proporzioni, effetto del concorso delle forze gravitazionali di un numero minore di pianeti, si sarebbe verificato nell'anno 2687 a.C. e potrebbe corrispondere al Diluvio Universale. Egli stimò che un evento analogo a quello del 10431 a.C. si sarebbe ripetuto nella primavera del 2521 d.C.

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